In ogni istante della nostra vita attribuiamo delle etichette a ciò che ci accade e a ciò che viviamo. Diviene molto semplice notarlo facendo delle semplici azioni come ad esempio aprire il contenitore del caffè e gustarne la fragranza, oppure sentire lo stridere del gesso che scorre sulla lavagna (esistono ancora le lavagne?). Nel tempo di pochi istanti i nostri pensieri ci rimandano a identificare se quella determinata esperienza “ci piace” o “non ci piace”. Tutto ciò ci serve a definire e rendere chiaro il nostro stare in relazione con il mondo fisico e relazionale; la nostra vita è fatta di tante etichette che ci orientano e guidano verso un nostro personale modo di essere ed esperire.
Giudicare l’esperienza è una proprietà della nostra mente, creiamo e attribuiamo significato a qualunque cosa.
Cip… cip…. un uccellino… si sarà posato sul filo della luce… mmm questa è una famiglia di uccellini!… tensione… vi prego voglio dormire ancora un po’…. grrr oggi a lavoro sarà dura!!… cuscino sopra le orecchie
Questa modalità di pensiero innesca dei processi del tutto inconsapevoli ed automatici dove, per economizzare lo sforzo, tendiamo a reagire in maniera immediata e istantanea agli stimoli interni ed esterni. Così facendo purtroppo ci perdiamo la possibilità di riorientarci e ridefinire l’esperienza sulla base di quanto in noi è cambiato nel corso del tempo e soprattutto sulla base di quanto stiamo vivendo in quel dato momento.
Un aspetto importante nelle pratiche di meditazione è proprio la capacità che ognuno di noi possiede di osservare questo processo di etichettamento e non rimanere imbrigliato negli automatismi inconsapevoli. Questi automatismi infatti potrebbero creare stati di tensione, stress, pensieri invadenti o forti desideri. Il costo di questo risparmio di energie è il non riuscire a comprendere come mai tutto questo accade, perché non ci siamo accorti del processo che ci ha portato a stare così male. Così, muovendoci nel mondo con un atteggiamento non giudicante, ci si apre la possibilità di accogliere in modo equanime ciò che accade senza innescare le conseguenze dolorose di questi meccanismi automatici.
La cosa importante è quindi imparare a riconoscere i giudizi e le etichette che la nostra mente attribuisce a qualunque esperienza. Divenire consapevoli, senza modificarli, notarli e andare avanti, non c’è niente di giusto o sbagliato, adatto o meno adatto… la nostra mente funziona in questo modo. Così facendo ci offriremo la possibilità di scoprire nuovi aspetti, sfumature e colori del nostro esperire che prima probabilmente erano celati dal giudizio automatico della nostra mente.
…se non torneremo a guardare la vita con l’innocenza e l’entusiasmo dell’infanzia, non ci sarà più significato nel vivere.
Paulo Coelho, Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto