Leggere e rileggere

Sarà capitato un po’ a tutti di iniziare a leggere un libro e non trovare nelle prime pagine nessun appiglio, brio o suspense che ci induca a proseguire; lo troviamo noioso o senza senso. Siamo tentati di abbandonarlo e a volte lo lasciamo sul comodino in attesa del momento giusto per riprenderlo in mano. Oppure, se siamo stati abbastanza pazienti, proseguiamo con la lettura, ma tra noi e le parole non scatta la “passione” e lo portiamo a termine con superficialità. Se proprio ci rimane indifferente lo dimentichiamo facilmente e lo etichettiamo come “file di archivio”. A volte può accadere che a distanza di tempo ci ritornano in mente alcune parole, forse incomprensibili all’epoca. Parole che ci rotolano dentro, che con invadenza si ripresentano facendo emergere qualcosa di sospeso. Ed allora rileggiamo. Cerchiamo e scopriamo con occhi nuovi le parole che solo in questo preciso istante assumono un significato, in alcuni casi amaro in altri leggero e confortante ma sempre avvolto da una nuvola di libertà.

Ed è solo allora che tutto prende forma, le parole acquistano un significato, le sentiamo nel corpo. Le parole incarnate aprono dentro di noi una porticina che, senza sforzo e senza cigolare, si affaccia su qualcosa che diverrà poi sempre più familiare e presente. Alcune volte saremo tentati di chiuderla a doppia mandata perché è ancora poco praticata, ma sappiamo che è lì, oramai non si torna indietro! e questo cambia tutto il nostro modo di vedere, sentire e accogliere.

In effetti, ciò che faccio nella vita è proprio questo. Rileggo storie e narrazioni con grafie uniche. Scopro e osservo con curiosità porte nascoste dentro labirinti, altre dorate, ricoperte da vegetazione con splendide infiorescenze, arrugginite o blindate, porte invisibili che fanno rumore ed altre che fluttuano o sono state sotterrate con cura. Ma tutte quante racchiudono un tesoro prezioso.

Nel mio comodino ci sono due libri… che aspettano

… il canale scavato dalle parole altrui, che proprio in quanto pronunciate da una voce estranea, dalla voce di quel silenzioso nessuno fatto d’inchiostro e di spaziature tipografiche, possono diventare vostre, un linguaggio, un codice tra voi, un mezzo per scambiarvi segnali e riconoscervi.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore

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