Contagio emotivo e unione

Le ostetriche ed i medici che lavorano nei reparti nascita degli ospedali, sanno e hanno fatto esperienza di come sia facile che il pianto di un bimbo possa sortire una simile reazione  nei vicini coetanei,  oppure le persone che frequentano dei gruppi spirituali condividono un clima emotivo riflessivo, sereno e rilassante ed anche le situazioni in cui c’è una grande folla, piccoli segnali di paura di pochi soggetti creano un allarme che si diffonde immediatamente a tutti gli altri, creando talvolta il caos.

Il contagio emotivo è una particolare condizione esperienziale che ci porta a sentire ciò che l’altro sente, creando un collegamento tra le persone. Questa dote, che ha sicuramente uno scopo evolutivo, possiamo dire che regola certi tipi di relazioni sociali e fa si che si creino degli spazi emotivi e cognitivi di percezione dell’altro.

Talvolta il contagio emotivo viene confuso con un altro termine, l’empatia. Quest’ultima implica componenti cognitive, affettive e sociali usate consapevolmente e prevede la coscienza della distinzione tra me e l’altro, nonostante ci sia un livello di sintonizzazione sullo stato emotivo dell’altro molto forte; il contagio emotivo invece è un’esperienza in cui non vi è la consapevolezza della trasmissione o ricezione delle emozioni e non è presente una chiara distinzione tra i vissuti delle singole persone coinvolte. Il contagio emotivo quindi si situa nella nostra vita all’interno di situazioni in cui la nostra attenzione all’altro non è di tipo selettivo e nei contesti dove vi è un numero di persone elevato o anche situazioni in cui vi è una sintonizzazione di un certo tipo di emozione tra le persone. Possiamo quindi presumere che il contagio emotivo sia il terreno su cui si sviluppano poi le doti empatiche.

In uno studio del 2000 condotto da Neumann e Strack ad alcune persone sono state fatte ascoltare delle registrazioni del medesimo contenuto modificando il messaggi non verbali della voce: un gruppo ha ascoltato la registrazione “triste”, un altro “felice” ed un altro neutra. La ricerca ha evidenziato che lo stato d’animo dei partecipanti dopo l’ascolto corrispondeva a quello espresso nella registrazione a prescindere dal contenuto del messaggio. Inoltre è stato rilevato che i partecipanti mostravano preferenza per la voce felice, anche se era la stessa di quello triste.  Sembrerebbe quindi che nasciamo con la capacità di sentire, catturare e provare l’emozioni degli altri; le altrui emozioni ci influenzano e ne veniamo influenzati di conseguenza manifestandosi nella nostra vita lavorativa, di relazione e sociale.

Pertanto curiamo con attenzione le nostre emozioni, perché esse sono lo specchio delle nostre relazioni in un mondo di unione tra esseri viventi.

Che ne abbiamo o meno coscienza, ognuno di noi è indebitato per l’eternità. Siamo i debitori di uomini e di donne conosciuti e sconosciuti.  Non possiamo finire la colazione, senza esserci fatti dipendenti  da più della metà del mondo… La mattina, andiamo al bagno dove impugniamo una spugna,  che ci procura un insulare del Pacifico. Usiamo un sapone fatto da un Francese. L’asciugamani ci viene da un Turco. Sul tavolo, beviamo un caffè prodotto
da un Sud-americano, del tè da un Cinese o del cacao da un Africano.

… Siamo obbligati presso più della metà del mondo. In un senso molto reale, ogni vita stà in interrelazione con gli altri, tutti gli uomini sono afferrati da una rete inevitabile di reciprocità, travolti in un destino comune.

Tutto ciò che tocca direttamente l’uno,  indirettamente si imprime su tutti gli altri. 

Martin Luther King Jr

 

Neumann R., Strack F. Mood contagion: the automatic transfer of mood between person. J Pers Soc Psychol. 2000 Aug;79(2):211-23.

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